Riabilitazione della vita quotidiana e riabilitazione delle capacità sociali
Due aree dell’esperienza fondamentalmente connesse, che non possono mai essere astrattamente separate; ciò nonostante, nel lavoro riabilitativo, l’accentuazione dell’una o dell’altra area corrisponde a un dato di fatto dell’esistenza individuale.
1. Competenza relazionale
Il lavoro riabilitativo investe la totalità della persona con lo scopo primario di stabilire una relazione individuale, che renda esplicita per ciascuno l’esperienza dell’essere riconosciuto personalmente, in quanto dotato di una individualità distinta da quella di ogni altro.
2. Riabilitazione della storia personale e dell’esperienza vissuta
L’inserimento nell’esperienza della Comunità propone un cambiamento sul piano del comfort e della qualità di vita, riavviando il pensiero della possibilità di condurre una vita normale, in un ambiente dotato di maggiore privatezza rispetto a quello istituzionale e di maggiore ordine rispetto alla condizione di deriva sociale.
Ciò costituisce la premessa del tentativo di riconnettere il filo della propria storia personale, attraverso la ripresa – per le persone di età più matura – di ricordi della vita passata e attraverso la più adeguata riformulazione – per quelle più giovani – di eventuali progetti di vita, anche come ripresa di rapporti familiari e di relazioni sociali.
3. Cura della persona
L’inserimento nella Comunità propone a ciascuno un cammino di riappropriazione della cura del proprio corpo, sia per quanto concerne gli aspetti più propriamente igienici, sia per quanto concerne gli aspetti estetici.
4. Riappropriazione dello spazio
L’ordine e la pulizia dell’ambiente in cui si abita e i momenti conviviali che ne scandiscono il tempo sono come le coordinate entro cui può ristrutturarsi il senso di sé.
Sebbene la cura degli ambienti della Comunità sia affidata al personale di assistenza, il contribuire a queste mansioni rappresenta una valorizzazione delle capacità personali e una acquisizione delle normali competenze in vista di un progetto di vita autonoma.
5. Convivialità
Il lavoro riabilitativo si propone di favorire il progressivo spostamento dall’alimentarsi correttamente (inteso come astratta necessità biologica) alla dimensione della convivialità (in cui il gusto per il cibo trova un supplemento nell’occasione relazionale del sedersi a tavola insieme).
6. Riappropriazione della competenza economica
Nel rispetto delle limitazioni legali imposte dall’eventuale presenza di ospiti soggetti a curatela o tutela, la programmazione delle spese correnti (per la consumazione di caffè o bevande, per l’acquisto di giornali o oggetti di uso quotidiano, compresi alcuni per la cura della persona) e di carattere meno ordinario (in particolare ciò che è necessario per un corretto abbigliamento) riveste per ciascuno degli ospiti un momento centrale del percorso riabilitativo.
7. Rapporto con la realtà sociale esterna
Nel rispetto delle limitazioni legali eventualmente imposte dall’Autorità Giudiziaria, ogni ospite è incoraggiato ad uscire all’esterno della struttura: da solo, o in piccoli gruppi, ma insieme a un operatore (nel caso in cui la valutazione del livello di autonomia posseduto renda consigliabile l’accompagnamento); individualmente, o in piccoli gruppi non accompagnati, nel caso in cui ciascuno degli ospiti possegga l’autonomia sufficiente per orientarsi all’esterno.
8. Attività fisica
La dotazione di una palestra, affidata a personale competente, permette di formulare un programma individuale di riabilitazione fisica e di proporre attività di gruppo, che si completa anche accedendo a strutture del territorio (piscina, maneggio, ecc).
9. Attività all’aria aperta e rapporto con la natura
La Fondazione è dotata di un ampio parco cintato, all’interno del quale è possibile fare attività all’aria aperta o sperimentare la continuità dell’esperienza della realtà attraverso il processo di crescita che si manifesta laddove il ciclo della natura si incontra con la cura dell’intervento umano, attraverso le attività di coltivazione dell’orto o di piante in serra.
10. Riabilitazione intellettuale
Se è vero che, come recita un vecchio adagio popolare, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ancor più vero è che il saper pensare porta più lontano del solo agire. La ri-abilitazione parte dal pensiero; il primo passo non consiste nell’individuare i pensieri “sbagliati” per correggerli, ma nello stimolare la facoltà di pensare pensieri, offrendole tutto ciò che può nutrirla, nella forma pensieri compiuti, già pensati da altri: romanzi, novelle, pittura, ascolto di musica e cineforum, informazioni…
Oltre a gruppi di lettura, a corsi su argomenti richiesti (in relazione alle competenze disponibili), vengono pertanto proposti cicli di Conferenze, che prendono la forma dell’”incontro con l’esperto”, nel quale avere risposte a “tutto quanto desideri sapere su…”. Ma non solo: non viene sottovalutata l’importanza di ogni circostanza informale, della conversazione “a ruota libera”, insieme all’“arte di perdere tempo insieme”..
11. Riabilitazione del rapporto tra i sessi
La convivenza di un gruppo di ospiti a composizione mista all’interno di una struttura alloggiativa che ha le caratteristiche di intimità proprie di una casa, comporta un passaggio dalla eventuale precedente promiscuità a, per l’appunto, un’esperienza di intimità che si prevede possa attivare molti soggetti sul tema del rapporto tra uomo e donna.
12. Monitoraggio della terapia farmacologica
Benché il compito clinico sia di pertinenza del medico e pertanto esuli dal progetto riabilitativo, il trattamento medico e farmacologico contiene due aspetti pertinenti alla dimensione riabilitativa.
Essi sono, in primo luogo, la riabilitazione della domanda di cura, vale a dire della richiesta di aiuto a maturare in maniera sempre più consapevole l’atteggiamento nei riguardi del proprio trattamento, per fare del proprio curante il consulente (e non il controllore) del proprio progetto di cura.
In secondo luogo, nell’ottica della prevenzione terziaria, l’intervento riabilitativo si propone di sviluppare nel paziente la capacità di individuare precocemente l’eventuale insorgenza di sintomi già sperimentati, e negli operatori la capacità di riconoscere con tempestività l’insorgenza, nel paziente, di disturbi iatrogeni (in particolare: sintomi extrapiramidali di tipo parkinsonsimile, tremori, distonie, acatisia).
13. Considerazioni finali
Occorre non dimenticare mai che ogni percorso riabilitativo ha un carattere eminentemente individuale e che l’ambientamento nella Comunità, così come l’adesione al percorso proposto, non è un processo automaticamente garantito in virtù del più elevato standard abitativo e ambientale offerto. Possono presentarsi pertanto reazioni di rifiuto alla Comunità, di opposizione al nuovo, che esprimono l’attaccamento al precedente mondo relazionale e che generalmente potranno essere superate in un certo tempo, ma che potrebbero consigliare di non abbandonare la ricerca di altre soluzioni più corrispondenti alle esigenze del paziente.