DOTTORATI DI RICERCA

Il dottorato di ricerca è il più alto titolo di formazione universitaria. La partecipazione avviene solo tramite concorso indetto dall’Università di competenza  e la durata del ciclo di studi è generalmente di tre anni, alla fine dei quali il dottorando discute una tesi di elevato impatto scientifico.

Fondazione Adele Bonolis – AS.FRA. ha in attivo:

  • una collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore nella definizione dell’ambito di ricerca per un dottorato focalizzato sulla figura della fondatrice Serva di Dio Adele Bonolis, di cui è stato messo disposizione l’archivio storico.
  • tre dottorati executive, che permettono all’ente promotore di formare i propri collaboratori, dipendenti o persone che intrattengono un rapporto di lavoro autonomo. Il percorso formativo viene costruito di comune accordo tra l’ente e il Collegio Docenti della scuola di dottorato e prevede sia la frequenza a corsi universitari, sia lo svolgimento di attività di ricerca. Il dottorando viene seguito da due tutor, uno universitario e uno aziendale.

 

Dottorato executive in psicologia

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Dipartimento di Psicologia

Dottorando: Giacomo A. Minazzi, psicologo
Tutor universitario: Prof. Cesare Cavalera
Tutor aziendale: Prof.ssa Maria Teresa Maiocchi

Il presente dottorato si inserisce nel lavoro istituzionale del dott. Minazzi, coordinatore delle attività riabilitative di gruppo, e intende esplorare le possibilità di misurazione e valutazione dell’efficacia delle attività di gruppo che vengono proposte all’interno di un contesto riabilitativo psichiatrico. In questo, a partire dalla letteratura scientifica sull’argomento, sarà necessario preliminarmente individuare il significato e il senso di efficacia di un intervento riabilitativo, a partire dal quale declinarne l’operazionabilità e la misurabilità. In questo lavoro verrà data particolare attenzione al ruolo che il desiderio dell’operatore gioca nello sviluppo della domanda di cura. Sarà quindi necessario individuare le variabili che influenzano tale costrutto, selezionando gli strumenti e gli eventuali reattivi che ne possano intercettare l’effetto. Alcune domande di ricerca preliminarmente formulate possono essere così riassunte: Cosa s’intende per efficacia? Quali sono le variabili dei pazienti che influenzano la loro partecipazione e i modi della loro partecipazione? Quali le variabili degli operatori? Che ruolo gioca il desiderio dell’operatore in questo contesto?

 

Dottorato executive in neuroscienze

Università degli studi Milano Bicocca, Dipartimento di Medicina e Chirurgia

Dottorando: Jacopo Santambrogio, Medico Psichiatra
Tutor universitario: Prof. Massimo Clerici
Tutor aziendale: dr. Alessandro Santarone

Il disturbo dello spettro autistico (DSA) e la disabilità intellettiva (DI) condividono fattori eziopatogenici, di rischio e clinici, emergenza precoce, decorso continuo e disfunzioni cognitive, nell’apprendimento e nella comunicazione. Per questi motivi, la co-occorrenza dei disturbi del neurosviluppo o la diagnosi differenziale sono spesso difficili da definire. Clinici e ricercatori sono anche messi alla prova dall’identificazione di disturbi dello spettro della schizofrenia (DSS) concomitanti, specialmente nelle persone con DI e DSA che hanno gravi difficoltà di comunicazione e consapevolezza di malattia. I DSS sono sempre più considerati come disturbi dello sviluppo neurologico essi stessi e hanno una presentazione molto atipica nelle persone con DI e DSA a basso funzionamento (BF).

Vi sono studi che identificano molte limitazioni nell’uso del punteggio di Quoziente Intellettivo (QI) come indicatore della complessità e della natura dinamica del funzionamento intellettivo umano. La Sezione di Psichiatria della DI della World Psychiatric Association e il primo gruppo di lavoro per l’ICD-11 hanno proposto un approccio diagnostico che integra la misurazione del QI con la valutazione di specifiche funzioni cognitive e una descrizione contestualizzata delle conseguenti difficoltà di adattamento e di apprendimento. Questo approccio è stato adottato anche dal DSM-5; nel capitolo sugli aspetti diagnostici dei DSI (disturbi dello sviluppo intellettivo) si afferma che “i profili cognitivi individuali basati su test neuropsicologici sono più utili per comprendere le capacità intellettive rispetto a un singolo punteggio di QI. Tali test possono identificare aree di relativi punti di forza e di debolezza, una valutazione importante per la pianificazione accademica e professionale.” All’interno di questo approccio, le abilità cognitive dovrebbero essere valutate nel modo più completo possibile, attraverso l’esame clinico diretto, osservazioni semi-strutturate e test, riferiti al funzionamento esecutivo complesso, incluso il ragionamento percettivo, la velocità di elaborazione, la comprensione verbale, nonché funzioni cognitive molto specifiche, come l’orientamento dell’attenzione, il cambio di attenzione, il mantenimento dell’attenzione, la percezione visuo-spaziale o il ciclo fonologico della memoria di lavoro. Il progetto di ricerca, attraverso diversi test cognitivi diretti ai pazienti e valutazioni dei comportamenti adattivi + valutazioni psicopatologiche eseguite dai caregiver professionali, mira a:

1) valutare la relazione tra disfunzioni cognitive complesse e specifiche e vulnerabilità psicopatologica (in particolare a DSS) in un campione di persone con DI e/o DSA-BF;

2) identificare alcune caratteristiche cliniche e cognitive che possono supportare l’identificazione di DSS nelle persone con DI e DSA, nonché la diagnosi differenziale tra DSS e DSA e nelle persone con DI.

Dottorato executive in psicologia, linguistica e neuroscienze cognitive

Università Milano-Bicocca, Dipartimento di Psicologia, Linguistica e Neuroscienze cognitive

Dottorando: dott. Antonino Giancontieri, Coordinatore di Comunità
Tutor accademico: Prof. Fabio Madeddu

La domanda, l’ipotesi di ricerca.

  • Quale cura e quale riabilitazione per un Autore di Reato?
  • Come operare in modalità preventiva/proattiva?

Gli obiettivi :

1) effettuare un’analisi dei percorsi clinico-riabilitativi e socio-assistenziali e giudiziari degli Autori di reato. Individuazione di caratteristiche dei temi principali, sia sul versante diagnostico che funzionale, in rapporto ai trattamenti terapeutico riabilitativi realizzati; review della letteratura internazionale sui suddetti temi;

2) identificazione e definizione dei criteri per buone pratiche ed eventuali trattamenti efficaci ed efficienti nelle Comunità Terapeutiche e REMS che accolgono pazienti psichiatrici autori di reati;

3) approfondimento del tema della valutazione degli esiti dei trattamenti residenziali;

4) definizione dei modelli organizzativi-gestionali, clinici e criminologici più efficaci ad affrontare la complessità della presa in carico e della continuità di cura;

5) affrontare e studiare il tema della pericolosità sociale;

6) indagare i temi legati alla sofferenza contestuale della rete familiare affettiva.

Il progetto di ricerca è caratterizzato da tre tipi di studio: uno prospettico, uno retrospettivo e uno qualitativo. Lo studio prospettico riguarda i pazienti che verranno inseriti i Fondazione dal 2021 al 2024, mentre lo studio retrospettivo riguarda gli autori di reato per un periodo compreso tra il 2015 e il 2021. Lo studio qualitativo è correlato all’analisi di alcuni fascicoli giudiziari del Tribunale di Milano per un periodo compreso tra il 2021 e il 2024 relativamente all’applicazione delle misure di sicurezza (libertà vigilata, REMS, etc.) e alternative alla detenzione (affidamenti terapeutici ex art. 94 dpr 309/90, affidamento in prova ai servizi sociali, etc.).